Piazza Padella
In molti centri urbani d’Italia si rinviene il toponimo Piazza Padella. Cito Ancona - Bracciano -Capranica - Cremona - Piombino - Viterbo. Chissà quanti altri ve ne saranno, ignoti o disprezzati dagli indigeni. A Piombino sta proprio sul culmine del promontorio ove è posta la città vecchia, posto ora ignobile perché vi si portano a defecare i cani. A Capranica (toponimo che discende dalla radice osca kaprum = il capro) è al culmine della rupe, e sotto vi sgorgano abbondanti le acque, ora imbottigliate, mentre di fronte sta la parete montuosa con numerose grotte.
A Cremona la piazzetta è proprio dietro il duomo dalla bellissima facciata. A Viterbo la piazza è al centro della città medioevale.
Il detto ricorrente “Bella come il culo della padella” andrebbe scritto “Bella come il culo della Padella” perché Padella è la divinità degli Osco-umbri , dotata del grande attributo della fecondità, la divinità dalle grandi natiche. A questo femminile attributo (la dignità delle grandi natiche) andava l’omaggio del bacio. Nella tradizione orale delle Cinque Terre e della Val di Vara (Lunigiana Storica) ancora oggi, se un bambino cade per terra, si dice “t’ei anetu a bajà u cù aa maimunna” (sei andato a baciare il culo alla maimona) cioè alla Grande Madre, la Mater Magna dei Latini, che in Lunigiana ha lasciato i toponimi Marmagna e Madrignano. Nel paese della Serra di Lerici (promontorio del Caprione) si utilizzava invece un detto che richiama la terminologia francese della Vieille, cioè la Vecchia.
I popolani della Serra andavano a macinare i grani al mulino di Sorgenzia (Ameglia) e dovevano percorrere un ripido sentiero con strapiombi. Per non portare con sé i bambini, a causa del pericolo, dicevano loro: “no vegnie sinò te devi basae er cuo aa vecia”.(non venire perché altrimenti devi baciare il culo alla vecchia). Di fronte a ciò ovviamente i bambini rifiutavano.
Nel Lozère (Massiccio Centrale francese) ove ho rinvenuto un quadrilithon del tutto simile a quello del Caprione, ho trovato la pubblicazione dello studioso Jean Fossard a titolo “Le secret des menhirs – Lozère, royaume de la Vieille”. Nell’Archivio Comunale di Ameglia si rinviene, in una mappa relativa alla costruzione della Via Regia, il toponimo “Scoglio della Vecchia”. Il documento è pubblicato nel quaderno di ricerca “Raccolta di toponimi del territorio di Lerici”, tomo III.
Nel libro “Le Tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri” di Augusto Ancillotti e Romolo Cerri alla voce padellar si legge “della dea Padella” genitivo singolare di una divinità che con ogni probabilità deve essere ritenuta come “divinità delle aperture. Nella zona di Gubbio dove si potrebbe essere trovato il passaggio consacrato alla dea Padella si incontrano oggi gli Orti di Padella o Orti di Barella”.
Si è avuto quindi uno slittamento semantico dalla divinità cui si porgevano offerte, allo strumento con cui si supportavano le offerte a forma rotonda (da cui la attuale padella, utensile di cucina) al luogo ove venivano porte le offerte, in cui doveva essere situato il simulacro della dea. Molte grandi pietre hanno una forma naturale arrotondata e nell’uomo primitivo la similitudine veniva accettata con senso del sacro, perché tutto ciò che la Madre Terra aveva creato era sacro.
Analogo slittamento semantico si ha per i termini teglia e casseruola, che ci sono giunti come utensili di cucina, ma che derivano dalle offerte sacrificali. Ciò è stato chiarito nel volume “Italia Sacra Preistorica - La dimensione europea delle Tavole di Gubbio” del prof. Gerardo Maruotti.
Teccia o Teglia è il luogo riparato sotto una parete di roccia, ed in Lunigiana è divenuto anche un idronimo (fiume Teglia) oltre ad essere rimasto inserito in molti toponimi (Tecchia - Tecchio dei Merli - Tecchio di Pram-Bram - Tecchione -Teccia di Bram - Teccia del Codi - Teccio al Sole - Teccio Negro). Fra questi si nota il composto “Pram-Bram” di derivazione celtica (bram = pietra fallica). L’etimologia di Teglia deve essere considerata come effetto di sovrapposizione semantica, sia dalle voci greche theos + legen (dio + discorrere) cioè luogo ove si celebra una divinità, sia dalla voce latina tegere = coprire, nel senso che il fuoco per bruciare le offerte vi poteva essere mantenuto acceso anche con le intemperie e con la pioggia, proprio in virtù del riparo di roccia, sia ancora da un concomitante valore semantico, derivante dalle interazioni fra geomasse e biomasse. Quest’ultima ipotesi nasce dalla constatazione della esistenza della divinità maschile Tellumo, simboleggiante la forza fecondatrice della Terra.
Che gli antichi popoli conoscessero quest’ultima tematica della forza (elettromagnetica) sprigionata dal centro della Terra, secondo il principio oggi definito come “super-rotazione del nucleo” è dimostrato dall’immagine dell’altare VI.A.66 di Çatal Hüyük, riportato nel libro “The Myth of the Goddess - Evolution of an image” di Anne Baring e Jules Cashford.
Nella Lunigiana Storica, o meglio in Val di Magra, il richiamo toponomastico alla dea Padella o Predella si trova in comune di Arcola nel toponimo “Predalaa”o Predallara, mentre in Olivola di Aulla si ritrova il toponimo “Predella Minuta”, presso il quale si rinviene la località “Vangelo”.
Una simile attribuzione è dovuta al fatto che vi si leggeva un brano evangelico al termine del percorso della “Rogazione”, prima di ritornare alla chiesa da cui si era partiti. Questa nota, che è riportata nel libro “Aulla e il suo territorio attraverso i secoli”, di Giulivo Ricci, dimostra come nel territorio si sia mantenuta la continuità del sacro, fra i precedenti culti ed il Cristianesimo, in una sorta di innesto su precedenti tracce energetiche. In Val di Magra si ha anche il richiamo alla teglia (si veda il fiume Teglia) mentre in Val di Vara si ha il richiamo alla casseruola, che qui è di nuovo un idronimo (torrente Casserola o Casirola). Si noti come lungo questo torrente sia stata rinvenuta nel 1827 la prima statua-stele, forse la più nota perché portante l’iscrizione MEZUNEMUNIUS, che ora è conservata presso il Museo di Pegli.
A rafforzare l’ipotesi delle offerte di forma rotonda (fatto in sé spiegabile in termini di paleogastronomia con la forma che assumono le pastelle liquide fatte cadere sulla pietra calda) stanno le belle statuette nuragiche che mostrano sia il sacerdote sia la sacerdotessa, che , muniti di stola, protendono il braccio tenendo in mano un contenitore rotondo. Si veda in proposito la ricca raccolta di dette statuette esistente presso il Museo di Cagliari.
A riprova dell’esistenza dell’insieme liturgico, o meglio del sistema offerente, offerta, contenitore delle offerte, luogo delle offerte votive, si cita il recente rinvenimento, in Val di Magra, e segnatamente nella Valle della Stola, di tre statue-stele femminili (in Val di Magra oltre che Valle della Stola si rinviene anche il Monte della Stola ed i due toponimi sono l’uno sulla destra idraulica e l’altro sulla sinistra idraulica del fiume, dicotomia del sacro che si rinviene in Val Camonica con i due toponimi di origine umbra “Pescars”= persklum + arsie, ed in Val di Magra con i le tre coppie di toponimi in kaprum). Il luogo del ritrovamento è prossimo ad un poggio che porta il nome di Arsie, che in lingua Osco-umbra sta per sacro, o meglio per formula rituale, entità rituale od anche per “curiale”, intendendosi questo termine col significato antico. Se ne veda la trattazione alla voce arsie del libro “Le Tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri”.
Elenco delle località italiane in cui si ritrova Piazza padella:
Ancona
Bracciano
Borgo San Giuliano (Pisa)
Capranica (Roma)
Corchiano (Viterbo)
Correggio (Reggio Emilia)
Cremona
Fabriano
Firenze (San Michele)
Formello (Roma)
Gualdo Tadino
Gubbio
Jesi (Ancona)
Lugo (Ravenna)
Marcellina (Roma)
Mondaino (Rimini)
Monsummano (Pistoia)
Montalcino (Siena)
Pesaro
Piombino
Pisa (Arena)
Portoferraio
Pozzo della Chiana – Foiano (Arezzo)
Rimini (Via Padella)
Roma
San Gregorio da Sassola (Roma)
San Polo dei Cavalieri (Roma)
Scandiano (Reggio Emilia)
Settempeda (San Severino Marche)
Urbania (Pesaro Urbino)
Vasanello (Viterbo)
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Ambrosi C.A. - STATUE STELE LUNIGIANESI – Il museo nel castello del Piagnaro – Sagep
Editrice, Genova, 1992
Ancillotti A.& Cerri R.- LE TAVOLE DI GUBBIO E LA CIVILTA’ DEGLI UMBRI – Edizioni
Jama , Perugia, 1996
Baring A. & Cashford J.-THE MYTH OF THE GODDESS - Evolution of an image - ARKANA
Penguin Books, London, 1993
Calzolari E. – RACCOLTA DI TOPONIMI DEL TERRITORIO DI LERICI – tomo III – Tipografia Losi, Lerici, 1990
Devoto Iacobo – TABULAE IGUVINAE – Romae – Typis Regiae Officinae Polygraphicae –
MD CCCC XXXX
Fossard J. – LES SECRETS DES MENHIRS - LOZERE, ROYAUME DE LA VIELLE -
Marvejols, 1996
Maruotti G. – ITALIA SACRA PREISTORICA – La dimensione europea delle Tavole di Gubbio –
Amministrazione Provinciale della Capitanata – Foggia, 1990
Perazzi P. – MUSEO DELLE STATUE STELE LUNIGIANESI – Luna Editore, la Spezia, 1999
Ricci G. - AULLA E IL SUO TERRITORIO ATTRAVERSO I SECOLI - II VOLUME FRA ‘500
E ‘600 - Centro Aullese di Ricerche e di Studi Lunigianesi - Aulla, 1990
In molti centri urbani d’Italia si rinviene il toponimo Piazza Padella. Cito Ancona - Bracciano -Capranica - Cremona - Piombino - Viterbo. Chissà quanti altri ve ne saranno, ignoti o disprezzati dagli indigeni. A Piombino sta proprio sul culmine del promontorio ove è posta la città vecchia, posto ora ignobile perché vi si portano a defecare i cani. A Capranica (toponimo che discende dalla radice osca kaprum = il capro) è al culmine della rupe, e sotto vi sgorgano abbondanti le acque, ora imbottigliate, mentre di fronte sta la parete montuosa con numerose grotte.
A Cremona la piazzetta è proprio dietro il duomo dalla bellissima facciata. A Viterbo la piazza è al centro della città medioevale.
Il detto ricorrente “Bella come il culo della padella” andrebbe scritto “Bella come il culo della Padella” perché Padella è la divinità degli Osco-umbri , dotata del grande attributo della fecondità, la divinità dalle grandi natiche. A questo femminile attributo (la dignità delle grandi natiche) andava l’omaggio del bacio. Nella tradizione orale delle Cinque Terre e della Val di Vara (Lunigiana Storica) ancora oggi, se un bambino cade per terra, si dice “t’ei anetu a bajà u cù aa maimunna” (sei andato a baciare il culo alla maimona) cioè alla Grande Madre, la Mater Magna dei Latini, che in Lunigiana ha lasciato i toponimi Marmagna e Madrignano. Nel paese della Serra di Lerici (promontorio del Caprione) si utilizzava invece un detto che richiama la terminologia francese della Vieille, cioè la Vecchia.
I popolani della Serra andavano a macinare i grani al mulino di Sorgenzia (Ameglia) e dovevano percorrere un ripido sentiero con strapiombi. Per non portare con sé i bambini, a causa del pericolo, dicevano loro: “no vegnie sinò te devi basae er cuo aa vecia”.(non venire perché altrimenti devi baciare il culo alla vecchia). Di fronte a ciò ovviamente i bambini rifiutavano.
Nel Lozère (Massiccio Centrale francese) ove ho rinvenuto un quadrilithon del tutto simile a quello del Caprione, ho trovato la pubblicazione dello studioso Jean Fossard a titolo “Le secret des menhirs – Lozère, royaume de la Vieille”. Nell’Archivio Comunale di Ameglia si rinviene, in una mappa relativa alla costruzione della Via Regia, il toponimo “Scoglio della Vecchia”. Il documento è pubblicato nel quaderno di ricerca “Raccolta di toponimi del territorio di Lerici”, tomo III.
Nel libro “Le Tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri” di Augusto Ancillotti e Romolo Cerri alla voce padellar si legge “della dea Padella” genitivo singolare di una divinità che con ogni probabilità deve essere ritenuta come “divinità delle aperture. Nella zona di Gubbio dove si potrebbe essere trovato il passaggio consacrato alla dea Padella si incontrano oggi gli Orti di Padella o Orti di Barella”.
Si è avuto quindi uno slittamento semantico dalla divinità cui si porgevano offerte, allo strumento con cui si supportavano le offerte a forma rotonda (da cui la attuale padella, utensile di cucina) al luogo ove venivano porte le offerte, in cui doveva essere situato il simulacro della dea. Molte grandi pietre hanno una forma naturale arrotondata e nell’uomo primitivo la similitudine veniva accettata con senso del sacro, perché tutto ciò che la Madre Terra aveva creato era sacro.
Analogo slittamento semantico si ha per i termini teglia e casseruola, che ci sono giunti come utensili di cucina, ma che derivano dalle offerte sacrificali. Ciò è stato chiarito nel volume “Italia Sacra Preistorica - La dimensione europea delle Tavole di Gubbio” del prof. Gerardo Maruotti.
Teccia o Teglia è il luogo riparato sotto una parete di roccia, ed in Lunigiana è divenuto anche un idronimo (fiume Teglia) oltre ad essere rimasto inserito in molti toponimi (Tecchia - Tecchio dei Merli - Tecchio di Pram-Bram - Tecchione -Teccia di Bram - Teccia del Codi - Teccio al Sole - Teccio Negro). Fra questi si nota il composto “Pram-Bram” di derivazione celtica (bram = pietra fallica). L’etimologia di Teglia deve essere considerata come effetto di sovrapposizione semantica, sia dalle voci greche theos + legen (dio + discorrere) cioè luogo ove si celebra una divinità, sia dalla voce latina tegere = coprire, nel senso che il fuoco per bruciare le offerte vi poteva essere mantenuto acceso anche con le intemperie e con la pioggia, proprio in virtù del riparo di roccia, sia ancora da un concomitante valore semantico, derivante dalle interazioni fra geomasse e biomasse. Quest’ultima ipotesi nasce dalla constatazione della esistenza della divinità maschile Tellumo, simboleggiante la forza fecondatrice della Terra.
Che gli antichi popoli conoscessero quest’ultima tematica della forza (elettromagnetica) sprigionata dal centro della Terra, secondo il principio oggi definito come “super-rotazione del nucleo” è dimostrato dall’immagine dell’altare VI.A.66 di Çatal Hüyük, riportato nel libro “The Myth of the Goddess - Evolution of an image” di Anne Baring e Jules Cashford.
Nella Lunigiana Storica, o meglio in Val di Magra, il richiamo toponomastico alla dea Padella o Predella si trova in comune di Arcola nel toponimo “Predalaa”o Predallara, mentre in Olivola di Aulla si ritrova il toponimo “Predella Minuta”, presso il quale si rinviene la località “Vangelo”.
Una simile attribuzione è dovuta al fatto che vi si leggeva un brano evangelico al termine del percorso della “Rogazione”, prima di ritornare alla chiesa da cui si era partiti. Questa nota, che è riportata nel libro “Aulla e il suo territorio attraverso i secoli”, di Giulivo Ricci, dimostra come nel territorio si sia mantenuta la continuità del sacro, fra i precedenti culti ed il Cristianesimo, in una sorta di innesto su precedenti tracce energetiche. In Val di Magra si ha anche il richiamo alla teglia (si veda il fiume Teglia) mentre in Val di Vara si ha il richiamo alla casseruola, che qui è di nuovo un idronimo (torrente Casserola o Casirola). Si noti come lungo questo torrente sia stata rinvenuta nel 1827 la prima statua-stele, forse la più nota perché portante l’iscrizione MEZUNEMUNIUS, che ora è conservata presso il Museo di Pegli.
A rafforzare l’ipotesi delle offerte di forma rotonda (fatto in sé spiegabile in termini di paleogastronomia con la forma che assumono le pastelle liquide fatte cadere sulla pietra calda) stanno le belle statuette nuragiche che mostrano sia il sacerdote sia la sacerdotessa, che , muniti di stola, protendono il braccio tenendo in mano un contenitore rotondo. Si veda in proposito la ricca raccolta di dette statuette esistente presso il Museo di Cagliari.
A riprova dell’esistenza dell’insieme liturgico, o meglio del sistema offerente, offerta, contenitore delle offerte, luogo delle offerte votive, si cita il recente rinvenimento, in Val di Magra, e segnatamente nella Valle della Stola, di tre statue-stele femminili (in Val di Magra oltre che Valle della Stola si rinviene anche il Monte della Stola ed i due toponimi sono l’uno sulla destra idraulica e l’altro sulla sinistra idraulica del fiume, dicotomia del sacro che si rinviene in Val Camonica con i due toponimi di origine umbra “Pescars”= persklum + arsie, ed in Val di Magra con i le tre coppie di toponimi in kaprum). Il luogo del ritrovamento è prossimo ad un poggio che porta il nome di Arsie, che in lingua Osco-umbra sta per sacro, o meglio per formula rituale, entità rituale od anche per “curiale”, intendendosi questo termine col significato antico. Se ne veda la trattazione alla voce arsie del libro “Le Tavole di Gubbio e la civiltà degli Umbri”.
Elenco delle località italiane in cui si ritrova Piazza padella:
Ancona
Bracciano
Borgo San Giuliano (Pisa)
Capranica (Roma)
Corchiano (Viterbo)
Correggio (Reggio Emilia)
Cremona
Fabriano
Firenze (San Michele)
Formello (Roma)
Gualdo Tadino
Gubbio
Jesi (Ancona)
Lugo (Ravenna)
Marcellina (Roma)
Mondaino (Rimini)
Monsummano (Pistoia)
Montalcino (Siena)
Pesaro
Piombino
Pisa (Arena)
Portoferraio
Pozzo della Chiana – Foiano (Arezzo)
Rimini (Via Padella)
Roma
San Gregorio da Sassola (Roma)
San Polo dei Cavalieri (Roma)
Scandiano (Reggio Emilia)
Settempeda (San Severino Marche)
Urbania (Pesaro Urbino)
Vasanello (Viterbo)
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Ambrosi C.A. - STATUE STELE LUNIGIANESI – Il museo nel castello del Piagnaro – Sagep
Editrice, Genova, 1992
Ancillotti A.& Cerri R.- LE TAVOLE DI GUBBIO E LA CIVILTA’ DEGLI UMBRI – Edizioni
Jama , Perugia, 1996
Baring A. & Cashford J.-THE MYTH OF THE GODDESS - Evolution of an image - ARKANA
Penguin Books, London, 1993
Calzolari E. – RACCOLTA DI TOPONIMI DEL TERRITORIO DI LERICI – tomo III – Tipografia Losi, Lerici, 1990
Devoto Iacobo – TABULAE IGUVINAE – Romae – Typis Regiae Officinae Polygraphicae –
MD CCCC XXXX
Fossard J. – LES SECRETS DES MENHIRS - LOZERE, ROYAUME DE LA VIELLE -
Marvejols, 1996
Maruotti G. – ITALIA SACRA PREISTORICA – La dimensione europea delle Tavole di Gubbio –
Amministrazione Provinciale della Capitanata – Foggia, 1990
Perazzi P. – MUSEO DELLE STATUE STELE LUNIGIANESI – Luna Editore, la Spezia, 1999
Ricci G. - AULLA E IL SUO TERRITORIO ATTRAVERSO I SECOLI - II VOLUME FRA ‘500
E ‘600 - Centro Aullese di Ricerche e di Studi Lunigianesi - Aulla, 1990